Isoletta veneziana - 1983
Olio su tela - cm 70 x 50

 

 

 

           

Luigi Regianini, pittore, scultore e grafico milanese, ha avuto un grande successo con una sua mostra al Museo di Milano (ott.-nov. '85) organizzatagli dal Comune stesso che ha voluto così rendere degno omaggio alla sua attività di surrealista che, come scritto in catalogo da Ery Vigorelli, salvo il grande Dalì "non ha riscontro nella pittura contemporanea". Su Regianini avevamo già fatto una breve e positiva nota su "Il Dialogo", oggi nella serietà professionale e con i meriti artiistici che anno dopo anno gli vengono riconosciuti sia in Italia che all'Estero, approfondendo la nostra conoscenza  su questo autore contemporaneo, abbiamo imparato a stimarlo maggiormente anche grazie alla testimonianza critica di Sandro Rubboli, Presidente del Pentacolo Toscano, Associazione che ha visto proprio Regianini tra i soci fondatori e i suoi quadri nel corso del tempo - mantenendo una linearità espressiva personale - hanno avuto l'effetto di essere lo specchio della psicologia dell'autore, che ha raggiunto infine delle mete culturali che sono state sottolineate anche da riconoscimenti ufficiali, non ultimo l'Ambrogino d'Oro conferitogli dal Sindaco di Milano a nome della cittadinanza.
    Sulla mostra e sull'operato pittorico in genere di Luigi Regianini ci sarebbero da scrivere molte pagine, tuttavia ci limitiamo ad annotare la bella serie dedicata alle "Città d'Italia" e quella su "Lo Zodiaco", la complessiva visione non fa altro che sottolineare una certa filosofia pittorica che evidenzia l'altrui  accettazione passiva e assurda di una certa realtà, così Regianini inserisce elementi fantastici e di speranza nel suo operato (la rosa e il pesce ne sono i più eclatanti), ed assieme a condizioni morali o sociali crude, inserite nel quadro  e materializzate con oggetti-persone-simbolo, v'è l'invito tagliente il quale dall'interno dell'opera va direttamente verso l'osservatore, comunicandogli un messaggio-invito affinchè si formino le condizioni per migliorare moralmente questa nostra società che ha anche improvvise non saltuarie notti.
                                                                                                                                                                                                    Lodovico Gierut