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Grazie a un
concorso di idee, decisamente straordinario, è nata questa mostra
dedicata all'opera di Luigi Regianini. Infatti "l'imprimatur"
non è stato voluto solo dalla Regione Lombardia, ma anche dal Comune di
milano, dal museo Leonardo da Vinci, dall'Associazione culturale
"Il Pentacolo". Come a dire che ciascuno intendeva assumere
"la sua parte di merito" per aver promosso una manifestazione
che onorava, forse un po' tardivamente, un maestro della statura di
Regianini. Un maestro che già vantava un curriculum nutrito di
prestigiosi premi, ricco di testimonianze critiche, nel contesto di una
dimensione che aveva ormai superato i confini nazionali, per approdare
all'estero. Basterebbe ricordare i successi di Regianini in Svizzera,
USA, Canada. Ma di questo eminente artista si riconosce il pudore e il
riserbo, nel senso che è un uomo che non va mai alla montagna. A chi ha seguito la manifestazione, non è sfuggita
l'intensità della partecipazione: notabili politici, rappresentanti
della cultura milanese e non, vip dell'alta borghesia, una folla
quotidiana assorta in meditazione, fra cui molti giovani, studenti o
curiosi, e numerosi colleghi pittori. Il consenso univoco dei
colleghi-pittori (anche di quelli che operano su versanti artistici
diversi da quello di Regianini) mi è sembrato assumere un un
significato particolare. Sì, perché avvicinandone più d'uno, ho udito
soltanto battute incondizionate di elogio o addirittura di stupore. Chi
rilascia queste note sa, per esperienza diretta, che la consensualità
totale - da parte degli addetti ai lavori - è rara quanto la perla
nera. Insomma, una coralità di adesioni ammirative che, in un certo
senso, ha piacevolmente sorpreso anche chi non ha mai dubitato del
magistero pittorico di Regianini.
Successo ufficialmente ribadito, nella circostanza,
da tre titoli di prestigio: medaglia dell'Assessorato alla Culktura del
Comune di Milano, targa Leonardo da Vinci, Oscar al progresso della
Comunità europea "Arte e Cultura".
Ery Vigorelli
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